martedì, gennaio 22, 2008

La Mafia Esiste 15/12/05



La Mafia [non] esiste

La minimizzazione del fenomeno mafioso:

Nella relazione finale della Commissione d'inchiesta Franchetti-Sonnino del lontano 1875/76 si legge che «la mafia non è un'associazione che abbia forme stabili e organismi speciali... Non ha statuti, non ha compartecipazioni di lucro, non tiene riunioni, non ha capi riconosciuti, se non i più forti ed i più abili; ma è piuttosto lo sviluppo ed il perfezionamento della prepotenza diretta ad ogni scopo di male». Si legge ancora: «Questa forma criminosa, non... specialissima della Sicilia», esercita «sopra tutte queste varietà di reati»...«una grande influenza» imprimendo «a tutti quel carattere speciale che distingue dalle altre la criminalità siciliana e senza la quale molti reati o non si commetterebbero o lascerebbero scoprirne gli autori». Buscetta: “Per me la Mafia era tutto: era lo strumento per fare acquistare dignità e orgoglio all’uomo calpestato, alle vittime delle angherie dei ricchi e dei malfattori. Era una lama tagliente, micidiale, inflessibile, che accanto all’onestà e all’onore posava su un altro pilastro: quello dell’obbligo assoluto al silenzio e alla segretezza.” Silenzio e segretezza. Nell'immediato dopoguerra e fino ai tragici fatti di sangue della prima guerra di mafia degli anni 1962/1963 gli organismi responsabili ed i mezzi di informazione sembrano fare a gara per minimizzare il fenomeno. Al riguardo, appaiono significativi i discorsi di inaugurazione dell'anno giudiziario pronunciati dai Procuratori Generali di Palermo. Così, nella relazione del 1956 si legge che il fenomeno della delinquenza associata è scomparso e, in quella del 1957, si accenna appena a delitti di sangue da scrivere, si dice ad «opposti gruppi di delinquenti».

Minimizzazione e mimetizzazione:

Cosa Nostra non spara, meglio non spara tanto. La diminuzione, presunta, degli omicidi di Mafia negli ultimi dieci anni hanno illuso alcuni che il fenomeno malavitoso siciliano poco alla volta si stia estinguendo.Gli attentati, le intimidazioni, segnalano incrinature difficoltà in seno a Cosa Nostra.Il silenzio mafioso è sintomo quindi di consolidamento, forza, potenza.Si spara per risolvere, quando non si spara probabilmente è tutto apposto.Senza sangue, omicidi, attentati la Mafia non si vede; i media non potendo filmare le estorsioni, le intimidazioni non ne parlano. Senza immagini, senza sangue non c’è notizia.La Mafia si mimetizza; sbuca fuori dalle pagine 15 e 16 dei giornali siciliani; trafiletti e qualche foto di qualche pesce piccolo arrestato.E invece è lì viscida, melliflua pronta a succhiare.

Mafia e Istituzioni:

Come è potuto accadere che una organizzazione criminale come la mafia anziché avviarsi al tramonto, in correlazione col miglioramento delle condizioni di vita e del funzionamento complessivo delle istituzioni, abbia, invece, accresciuto la sua virulenza e la sua pericolosità?Come diceva Falcone: “è proprio la particolare capacità della mafia di modellare con prontezza ed elasticità i valori arcaici alle mutevoli esigenze dei tempi costituisce una della ragioni più profonde della forza di tale consorteria, che la rende tanto diversa.”Buscetta: “Cosa Nostra non ha colore sceglie secondo la convenienza del momento”.Da Genco Russo a David Costa, deputato regionale Udc arrestato, sembra tuttavia che la malavita peschi sempre lì, in mezzo, nel centro.Le strade siciliane di contro continuano ad essere lastricate col sangue dei comunisti, dei sindacalisti, dei contadini che non si sono piegati, che sono morti in piedi.Placido Rizzato, segretario della Camera del Lavoro di Corleone, occupava le terre dei mafiosi.Accursio Miraglia, dirigente sindacale comunista morto per difendere i contadini.Santi Milisenna, Andrea Raia, Agostino D’Alessandro, Giuseppe Scalia, Giuseppe Puntarello, Epifanio Li Puma, Calogero Cangelosi fino ai Giuseppe Impastato e Pio La Torre, sindaci, funzionari, segretari di sezione, sindacalisti che insieme alle istituzioni, magistrati, carabinieri, poliziotti hanno pagato con la vita il loro impegno per il Sud, per la Sicilia.

La legge La Torre:

Il grande lascito politico del segretario regionale del Pci siciliano Pio La Torre, la legge Rognoni-La Torre, che consente da oltre vent’anni di aggredire le ricchezze accumulate dalle mafie nel nostro Paese, è in pericolo. Se dovesse essere approvato, infatti, quanto previsto dal comma 1 lettera “m” dell’art. 3 del disegno di legge AC 5362 tutti i beni confiscati (dai terreni coltivati da coraggiose cooperative di giovani agli immobili trasformati in sedi di servizi sociali o in caserme delle forze dell’ordine, solo per fare alcuni esempi) finirebbero in un limbo di assoluta incertezza.Ecco il Governo odierno. La puntata di Blu Notte sulla Mafia del 24.04 04 censurata perché violava le norme sulla par-condicio!!Dava fastidio a qualcuno? No, a chi può mai dar fastidio la Mafia, con la Mafia si convive.Vero Lunardi? Con la Mafia convivici tu, noi stiamo e staremo sempre dalla parte dei Rosario Crocetta.

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