venerdì, gennaio 04, 2008

I Rettori non li manda a casa nessuno

Ecco come i principi degli atenei riescono a evitare la pensione

di Benedetta P. Pacelli
L'aspirazione per un principe dell'ateneo non potrebbe essere altra che divenire re. E c'e' da dire che i rettori delle universita' italiane ci provano a non andare in pensione e spesso ci riescono. Guido Fabiani, magnifico dell'universita' di Roma Tre dal 1998, nonche' cognato del presidente della repubblica Giorgio Napolitano, rappresenta soltanto l'ultimo caso. Ma evidentemente anche al professore ordinario di politica economica sono sembrati pochi solo nove anni alla guida di un'universita' (la piu' giovane della capitale, fondata nel 1992). Cosi', ha provato in tutti i modi a modificare lo statuto, la carta costituzionale dell'universita', che dovrebbe consentirgli di succedere a se' stesso per la quarta volta.
Un'operazione per la quale Fabiani ha una certa dimestichezza visto che gia' modifico' lo statuto per poter assumere il terzo incarico. Nel panorama delle universita' italiane Fabiani e' in buona compagnia. Grazie all'autonomia di cui godono le universita', basta una modificazione pilotata delle norme e voila: i mandati gia' svolti vengono azzerati e la poltrona resta al suo posto. C'e' chi ha addirittura tagliato il traguardo di 16 anni: e' il caso dell'universita' di Cagliari, il cui rettore Pasquale Mistretta, piu' che settantenne, ha inaugurato lo scorso anno (solo) il suo sesto mandato. C'e' poi il caso dell'universita' di Bologna dove, alla fine degli anni Ottanta, si stabilisce che il rettore possa ricoprire l'incarico conclusi i due mandati. Peccato pero' che nello stesso statuto si prevede che la regola non deve valere per il rettore in carica Fabio Roversi Monaco. Il quale alla fine del terzo mandato si fa prorogare di un altro anno la sua permanenza alla guida dell'ateneo felsineo.
Quindici anni di regno interrotto cui solo ne 2000 e' succeduto Ugo Calzolari. Certo, niente a confronto con la reggenza del magnifico rettore di Brescia, Augusto Preti, in carica dal 1983: per questo lo chiamano "il decano" e il suo nono mandato scadra' nel 2010. Un regno lunghissimo, possibile solo grazie a due mandati extrastatutari, e a due successivi a norma di statuto, a cui nel 1995 e' succeduto un terzo mandato straordinario.
Firenze non e' Brescia, ma anche il magnifico Augusto Marinelli ha ottenuto il suo terzo mandato nel 2006, cambiando anch'egli lo statuto e introducendo una norma transitoria che consente al rettore di essere eletto per la terza volta solo con il 50% piu' uno dei voti.
E la strategia che cerchera' di perseguire anche Fabiani che ha pensato anche a chi gli sta attorno. La modifica, in fatti, non consentirebbe solo all'attuale rettore di ricandidarsi per essere eletto oltre il secondo mandato consecutivo, ma azzererebbe anche le scadenze di altre cariche: presidi, presidenti di corsi di studio e collegi didattici, direttori di dipartimento. I cui titolari gia' al secondo mandato consecutivo possono presentare nuovamente la propria candidatura e proseguire fino alla fine l'iter elettorale semplicemente ottenendo al primo turno un terzo dei voti degli aventi diritto.
Cosi', la mania dei rettori sembra estendersi anche ai presidi di facolta' si considera che invece il limite dei due mandati resta per le altre cariche elettive, tra cui il consiglio d'amministrazione e il senato accademico. Un vero atto di forza arrivato, come tutti gli altri casi all'attenzione del ministro dell'universita' e della ricerca Fabio Mussi che sulla vicenda aveva gia' dichiarato di volerci vedere chiaro e all'attenzione della Conferenza dei rettori delle universita' italiane (Crui). Peccato che proprio l'ex-presidente della Crui Piero Tosi, rettore dell'universita' di Siena, aveva anche lui modificato le norme statutarie per stabilire che il suo mandato come rettore durasse tanto quanto il suo incarico alla Conferenza dei rettori. Le cose sono poi andate diversamente giacche' Tosi ha dato le sue dimissioni per le note vicende che lo hanno visto coinvolto."

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