martedì, gennaio 22, 2008

Discrimini Razzisti 30/11/06



Iniziativa sul razzismo promossa dal CSP il 30/11/2006 alla facoltà di Scienze Politiche di Roma Tre

Intervento del Collettivo di Scienze Politiche di Roma3 all'iniziativa:

Introduzione: Definizione: con il termine razzismo si intendono due fenomeni diversi: -in senso proprio: un insieme di teorie che sostengono che la razza umana è in realtà un insieme di razze, biologicamente differenti, e gerarchicamente ineguali; -in senso colloquiale si definisce normalmente razzismo ogni atteggiamento di intolleranza verso gruppi di persone identificabili attraverso la loro cultura, religione, etnia, sesso, sessualità, aspetto fisico o altre caratteristiche. Il Razzismo si rivolge dunque verso il “diverso”, che spesso nella nostra società coincide con l’emarginato e più in generale con le classi subalterne.
· Ruolo sociale del Razzismo: Il pensiero razzista permette alla società di tollerare lo sfruttamento a basso costo della forza lavoro migratoria occultando la reale radice del problema insita nei rapporti di produzione di questa società. Si viene a determinare quindi un meccanismo competitivo tra i lavoratori e sistemi di ricatto occupazionale. Gli immigrati divengono dunque espropriatori di presunti diritti negati alla popolazione autoctona.

1. Migrazione e produzione:

I flussi migratori sono determinati da dinamiche economiche e sociali e come tali sono difficilmente controllabiliNel 1999, l’Unione Europea e i suoi stati membri decisero al summit di Tampere di modernizzare la loro politica della migrazione ponendosi tre obiettivi: (a) contenere l’immigrazione dei richiedenti asilo; (b) combattere l’immigrazione clandestina; (c) aprendo varchi d’accesso alla forza lavoro immigrata.Nascono quindi di lì a poco i Centri di Permanenza Temporanea che svolgono il compito di combattere l’immigrazione clandestina e aprire varchi d’accesso alla forza lavoro immigrata, legando quindi l’immigrazione alle esigenze della produzione.

2. Stato Razzista Italiano:

Una prima connotazione razzista lo stato fascista italiano la assume con la pubblicazione del “Manifesto della Razza”, 15 luglio 1938, firmato da pseudo-scienziati aderenti o simpatizzanti del regime.Nel Settembre 1938 venivano fissati i “Provvedimenti” per la difesa della razza nella scuola fascista e nei confronti degli ebrei stranieri; in Ottobre il Gran Consiglio del Fascismo emetteva una Dichiarazione a riguardo.Tra la fine dell'estate e l'autunno del 1938 furono diversi, quindi, i decreti legge firmati come capo del governo da Benito Mussolini e promulgati dal re Vittorio Emanuele III che legittimavano una visione razzista della questione ebraica anche da parte del fascismo.

L'insieme di questi decreti e dei documenti sopra citati costituisce l'intero corpus delle cosiddette leggi razziali.

· L’imperialismo Razzista: Il pensiero razzista occulta la natura violenta e repressiva dell’imperialismo odierno, giustificando attraverso una presunta superiorità culturale sopraffazioni di popoli come indispensabili addirittura per la loro stessa esistenza se non per la sicurezza dell’intera umanità.

1. Stato Razzista Italiano

La dittatura mussoliniana ha giustificato le esperienze coloniali su di un supporto ideologico razzista per cui era legittimo sopprimere la libertà di popoli “inferiori”.Per anni tuttavia nella cultura italiana si è manifestato il mito auto-assolutorio del “buon italiano” circa l’esperienza coloniale.E’ bene ricordare quindi la ben altra sostanza delle imprese coloniali fasciste.Mussolini utilizzò, infatti, i metodi più crudeli per riconquistare le colonie pre-fasciste e per dare, con l'Etiopia, un impero agli italiani. Non disprezzò l'impiego di aggressivi chimici, i gas vennero infatti impiegati in maniera massiccia e sistematica durante il conflitto italo-etiopico del 1935-36 e nelle successive operazioni di «grande polizia coloniale» e di controguerriglia e non si fece scrupoli a vessare le popolazioni indigene nei modi più atroci, dall'esproprio dei terreni, alla confisca dei beni, al diffuso esercizio del lavoro forzato, fino alla deportazione di intere popolazioni e alla loro segregazione in veri e propri campi di concentramento.

Conclusione: Razzismo come valorizzazione negativa della differenza Il Razzismo “differenzialista” variante molto in uso del Razzismo è la posizione di chi ritiene necessario “difendere/preservare” le differenze culturali dai processi di massificazione ed omogeneizzazione tipici delle società occidentali e per questo, “per il bene delle culture altre”, pensa che le società non debbano in nessun modo essere multiculturali o interculturali.Le differenze e le alterità vanno difese ma, proprio per questo, “ognuno a casa propria”.In sede educativa e sociale il rischio di un velato razzismo differenzialista è reale e tende a concretizzarsi in appositi contenitori sociali dove le culture altre sono si riconosciute ma recintate e conservate.Partendo dall’assunto differenzialista diverse formazioni di destra tentano di convogliare la naturale insofferenza per i meccanismi esclusivi di questa società non verso la stessa bensì verso i più deboli, o meglio verso i diversi.Il nemico del proletario diviene così il sotto-proletario.

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